L'associazione

L’associazione Treviso Sotterranea nasce ufficialmente nella primavera del 2014 con lo scopo di studiare, proteggere e valorizzare gli ambienti ipogei, in particolar modo quelli cittadini, spesso non fruibili dal pubblico e non adeguatamente considerati.   L’associazione è figlia di decenni di lavoro amatoriale da parte di appassionati e studiosi del territorio che hanno sfruttato le loro competenze professionali, storiche e speleologiche per scoprire, proteggere e far conoscere luoghi fino a quel momento dimenticati. In questi ultimi anni, grazie al contributo del presidente Roberto Stocco e degli altri soci fondatori, Simone Piaser, Massimiliano Zago e Sara Paris, si è deciso di dare una veste ufficiale al lavoro fin qui svolto per poter operare in maniera più efficace e avere un ruolo più attivo nella vita culturale della città.   Nel mese di settembre del 2015, la stretta collaborazione con l’Amministrazione Comunale ha portato alla stipula di una convenzione che permette all’associazione di gestire alcuni tratti delle mura, e delle rispettive aree golenari, per renderle fruibili ai visitatori. Impegno dell’associazione sarà comunque studiare e rendere fruibili al pubblico sempre nuove aree ipogee della città.
 

Breve storia di Treviso Sotterranea

Agli inizi degli anni ottanta del secolo scorso il noto giornalista trevigiano Giorgio Garatti, spinto da cari ricordi d’infanzia, cominciò l’affascinante ricerca della misteriosa Treviso sotterranea, affiancato solamente dall’inseparabile amico Giorgio Fantin. Garatti iniziò tenacemente a raccogliere informazioni e testimonianze direttamente da fonti attendibili e da persone che avevano visto con i propri occhi strani ambienti celati nel sottosuolo di una città apparentemente priva di un sub-strato capace di celare tesori di una tale rilevanza.   Molti storici considerarono Garatti un sognatore accecato dall’eccessiva passione nei confronti della propria città e lo accusarono di aver dato troppa rilevanza a leggende e racconti aventi per soggetto i meandri sepolti del centro storico e di qualche località della marca gioiosa. I primi isolati ritrovamenti, riportati puntualmente su inserti pubblicati nel periodico Sportrevigiano, cominciarono a destare l’interesse di un ristretto gruppo di cittadini nonché di vari giovani, tra i quali il sottoscritto, rimasi affascinati al punto di volersi aggregare al gruppo ricerche.   Le scoperte cominciarono ad aumentare col passare del tempo fino a culminare con le esplorazioni delle gallerie di piazza Duomo e l’impressionante anfratto di piazza S. Andrea.