L’ associazione è figlia di decenni di lavoro amatoriale da parte di appassionati e studiosi del territorio che hanno sfruttato le loro competenze professionali, storiche e speleologiche per scoprire, proteggere e far conoscere luoghi fino a quel momento dimenticati. In questi ultimi anni, grazie al contributo del presidente Roberto Stocco e degli altri soci fondatori, Simone Piaser, Massimiliano Zago e Sara Paris, si è deciso di dare una veste ufficiale al lavoro fin qui svolto per poter operare in maniera più efficace e avere un ruolo più attivo nella vita culturale della città.
Nel mese di settembre del 2015, la stretta collaborazione con l’Amministrazione Comunale ha portato alla stipula di una convenzione che permette all’associazione di gestire alcuni tratti delle mura, e delle rispettive aree golenari, per renderle fruibili ai visitatori. Impegno dell’associazione sarà comunque studiare e rendere fruibili al pubblico sempre nuove aree ipogee della città.
Molti storici considerarono Garatti un sognatore accecato dall’eccessiva passione nei confronti della propria città e lo accusarono di aver dato troppa rilevanza a leggende e racconti aventi per soggetto i meandri sepolti del centro storico e di qualche località della marca gioiosa. I primi isolati ritrovamenti, riportati puntualmente su inserti pubblicati nel periodico Sportrevigiano, cominciarono a destare l’interesse di un ristretto gruppo di cittadini nonché di vari giovani, tra i quali il sottoscritto, rimasi affascinati al punto di volersi aggregare al gruppo ricerche.
Le scoperte cominciarono ad aumentare col passare del tempo fino a culminare con le esplorazioni delle gallerie di piazza Duomo e l’impressionante anfratto di piazza S. Andrea.
Malgrado ciò è da scartare a priori l’esistenza di una rete fognaria medievale dalle dimensioni maggiori della cloaca massima di Roma, perlopiù in una città come Treviso così ricca di canali e nella quale si provvide solo nel 1800 a creare dei sistemi di raccolta delle acque, ovviamente di dimensioni ridotte rispetto alle altre cavità presenti. Gli stessi reperti rinvenuti all’interno di questi siti (anforette, cocci, oggetti in metallo e persino ossa umane) consentono di formulare solamente alcune ipotesi sul loro uso originario.
Altri esempi di sotterranei presentano al loro interno dei pozzi per l’approvvigionamento idrico: è il caso della stanzetta rinvenuta sotto il negozio ex Marcassa nei pressi di Piazza dei Signori, nel quale sono ancora ben visibili gli imbocchi di due gallerie che correvano in verso opposto sotto l’attuale marciapiede di via XX Settembre. Un tratto di galleria ottimamente conservato e recante due differenti accessi dalla sovrastante abitazione è stato superficialmente demolito durante la pessima ristrutturazione compiuta ai danni dello storico edificio che ospitava la vecchia osteria Bella Venezia in vicolo Filodrammatici.
Le due gallerie passanti sotto il vecchio tribunale austriaco e dirette verso il Duomo e il Vescovado, invece, sono ancora ben conservate per un lungo tratto a partire dallo sbocco incorporato nelle fondazioni delle vecchie carceri, lungo la sponda del canale Roggia. L’enigmatico sotterraneo rinvenuto in piazza S. Andrea, di fronte all’entrata dell’Associazione Industriali, presenta una straordinaria altezza al colmo della volta di copertura di 2,6 metri, per una larghezza di 2,2. Sarebbe veramente auspicabile portare a compimento l’idea espressa dall’architetto Giorgio Fantin di rendere visibile al pubblico questo suggestivo anfratto, magari con l’aiuto degli stessi Industriali già interessati al progetto. Per quanto riguarda le mura rinascimentali, i sotterranei rinvenuti rappresentano le originarie postazioni d’artiglieria pesante con i relativi cunicoli di collegamento. I casi più rappresentativi e meglio conservati sono quelli delle casematte delle porte di S. Tomaso e Santi Quaranta.
Molto probabilmente, quest’ultimi erano gli accessi ad altrettante postazioni di difesa frontale della porta, chiusi con la costruzione del settecentesco ponte in pietra, o alloggiamenti dei meccanismi per il sollevamento dei due ponti levatoi carrabile e pedonale, ma il graduale abbassamento delle volte di copertura non può escludere la suggestiva ipotesi, secondo la quale i cunicoli passerebbero sotto il letto del canale per poi raggiungere vari siti dai quali era possibile entrare in città anche dopo il tramonto, quando ormai le porte della città erano chiuse.
La casamatta di porta Santi Quaranta, invece, è costituita da una più semplice volta a botte, con le solite due cannoniere alle estremità laterali, usate come ingressi in epoca recente. L’imbocco di un cunicolo, anch’esso ostruito, è visibile sul lato verso la città e doveva essere l’originario accesso dall’interno della cinta muraria. Senza dubbio, la zona più interessante delle mura per quanto riguarda la presenza di sotterranei è quella corrispondente al bastione poligonale del Castello, dove ha sede oggi l’azienda del gas. Il bastione, sul quale sorgeva il vecchio castello cittadino, è percorso da lunghi tratti di gallerie rimaste miracolosamente intatte nel corso dei secoli. I camminamenti che seguono il percorso poligonale del bastione, si presentano molto alti con arco di copertura a tutto sesto e periodicamente rinforzati con un secondo arco posizionato subito sotto l’imposta di quello di copertura.
Ad intervalli regolari si aprono sul lato verso l’esterno degli stanzoni voltati a botte, mentre si notano ulteriori accessi verso l’interno del bastione, non ancora esplorati per problemi di staticità. Da via Roma si possono notare le due cannoniere tamponate che testimoniano la presenza della grande casamatta realizzata a protezione del fianco est del grande bastione poligonale, sopra il quale si conserva, ancora perfettamente integro, l’unico rifugio antiaereo ancora presente nel centro storico della città.
Altri siti ipogei sono emersi in varie zone della città, come nel caso della fossa comune rinvenuta nel sagrato della chiesa templare di S.Gaetano, del butto (pattumiera di epoca medievale) emerso sotto una botola di un antico palazzo in via Toniolo e della cantina rinvenuta sotto la sede museale di S.Caretina, con scritta datata 1746 Tutti i ritrovamenti, effettuati in oltre trent’anni di ricerche con i primi seguaci di Garatti, Simone Piaser, Roberto Stocco, Massimiliano Zago, e Nicola Pezzella, in collaborazione con il Gruppo Grotte Treviso ed il Gruppo Speleologico Urbano, sono stati oggetto di una tesi di laurea in architettura (S.Piaser, S.Tuon – Ambienti sotterranei della città di Treviso. Analisi e proposta di tutela.) e sono stati puntualmente documentati e pubblicati nei testi di Giorgio Garatti, nei quali lo stesso Garatti suggerisce giustamente il recupero dei sotterranei più rappresentativi e monumentali, per creare finalmente un turismo insolito ed affascinante, soddisfacendo così le legittime curiosità di un sempre più crescente numero di appassionati.
Al fine di soddisfare le sempre maggiori richieste di visite nei meandri della nostra amata Treviso, nel 2014 è nata l’Associazione Treviso Sotterranea, fondata da Roberto Stocco, Simone Piaser, Massimiliano Zago e Sara Paris, con lo scopo di documentare, tutelare e valorizzare le strutture sotterranee presenti in città e provincia. L’associazione ha già riscontrato il vivo interesse da parte dell’attuale amministrazione cittadina, la quale intende affidare agli storici ricercatori la gestione delle visite ad una serie di siti particolarmente interessanti.
Nel frattempo questo sito si prefigge di illustrare le numerose strutture sotterranee scoperte fino ad oggi e promuovere le varie iniziative organizzate dalla nuova associazione.